Lettera aperta ai compagni DS
Un gruppo di compagni di Caulonia

 

Dopo la sconfitta elettorale del 16 Aprile 2000, alcuni compagni di Caulonia sentono il dovere di esprimere la loro preoccupazione onde evitare una probabile dispersione del patrimonio politico, culturale ed amministrativo maturato a Caulonia negli ultimi decenni.

 

Lettera aperta ai compagni

Cari compagni,

Il risultato elettorale del 16 Aprile nella nostra Provincia è stato così grave da determinare la sconfitta dell’Ulivo in tutta la Regione Calabria; i danni da esso provocati al nostro Partito ed a tutta la Regione sono incalcolabili.

Il dato elettorale ha avuto un merito: quello di avere evidenziato la situazione di disastro in cui versa il Partito in Provincia di Reggio e, in primo luogo, nel comprensorio dell’Alto Jonio reggino.

La nostra immagine tra la gente è quella di una forza inadatta a svolgere funzioni di governo.

Non è la prima volta, infatti, che in Calabria quando ci si confronta con i problemi del governo regionale mostriamo segni palesi di impotenza.

Noi, compagni di Caulonia, che abbiamo amministrato il Comune per quattro anni (novembre 1995-aprile 2000), pur se sconfitti alle ultime elezioni amministrative, lasciamo a tutta la popolazione un patrimonio di grande valore: una straordinaria esperienza di buongoverno sia per l’efficienza che per la trasparenza a differenza del ricordo negativo che ha lasciato la precedente Giunta Regionale nella popolazione tutta.

Immaginiamo che molti compagni diranno che non si aspettavano questo risultato e cercheranno ogni pretesto per giustificarlo.

Noi abbiamo comprensione per qualunque errore che si sia potuto commettere durante la campagna elettorale e soprattutto nella formazione della lista. Riteniamo che di tutto si possa discutere a condizione che si riconosca che in questi anni vi è stata una gestione del Partito tutta tesa a comprimere le forze di cui disponevamo. Questa dev’essere la premessa di ogni discussuone; diversamente vuol dire che si vuole continuare a praticare le furbizie del passato che sono state all’origine della nostra disgregazione.

Non si voleva che crescessero in mezzo a noi forze nuove, perché potevano mettere a rischio progetti che prevedevano certe candidature e non altre da qui ad altri 10-15 anni.

Il nodo di tutte le scelte sta in questo: la paura che qualche compagno, diverso dai soliti unti non si sa da chi, potesse essere preso in considerazione come possibile candidato in elezioni di un certo rilievo.

Si è arrivati perfino, nelle strutture dei sindaci della zona Jonica, a puntare sul rafforzamento di amministratori di altri partiti ed alla emarginazione di quei pochi amministratori DS per il timore che potessero maturare più ricche esperienze politiche. Una logica aberrante se esaminata dal punto di vista degli interessi del Partito nel suo insieme, del tutto comprensibile se considerata dal punto di vista degli interessi di singoli esponenti.

Davvero sono credibili quei compagni che sostengono che non si apettavano questo risultato? No!

Nessun compagno può, in buona fede, sostenere che non si cogliessero segnali di profonda sofferenza e gridi di dolore per le scelte che si facevano giornalmente, anzitutto nella gestione della vita del Partito e poi nel rapporto con le istituzioni. Non si è trattato solo di scelte sbagliate, ma di una linea politica autodistruttiva lucidamente perseguita.

Noi compagni della sezione di Caulonia siamo tra quelli che per tanti anni hanno cercato di fare arrivare ai compagni che dirigevano il Partito messaggi di forte dissenso sulle scelte che si facevano sia in relazione alle nostre organizzazioni che operavano sul nostro comprensorio, sia in relazione alle questioni che riguardavano la nostra Sezione.

Ogni nostro tentativo è stato inutile: non una sola volta in questi anni siamo stati ascoltati, anzi siamo stato mortificati pubblicamente: più di un compagno dirigente, quasi spavaldamente, ci manifestava la propria ostilità ed esprimeva tutta la sua simpatia verso altre forze presenti sul territorio che si contraddistinguevano per la loro estrema ambiguità, che tanti danni ha arrecato ai DS.

Durante l’ultima campagna elettorale, quella amministrativa del 16 aprile, siamo stati lasciati nella solitudine più completa. E come potevano venire ad aiutarci alcuni compagni dirigenti se il loro cuore era dall’altra parte!

A Caulonia il 16 Aprile c’erano tre liste in competizione. La lotta era ristretta a due: la prima aveva come candidato a Sindaco il coordinatore del locale club di Forza Italia e comprendeva tutte le forze del Polo più il P.P.I. ed un gruppo proveniente dall’ex PCI (con una storia molto ambigua, anche se alcuni nostri compagni dirigenti per opportunismo hanno sempre fatto finta di nulla).

L’altra lista era la nostra. Una lista civica guidata dal compagno Nicola Frammartino, Sindaco uscente. Dei tre candidati a Sindaco, era l’unico ad essere iscritto ai DS. Per più di un dirigente DS sembra che questo sia un titolo di demerito: infatti, tra le due liste è stata appoggiata, magari sotterraneamente, quella che aveva come candidato a Sindaco il coordinatore del locale club di Forza Italia e comprendeva tutte le forze del Polo.

Questa scelta è apparsa ai compagni di Caulonia un’autentica aberrazione i cui effetti devastanti si scopriranno alle prossime elezioni politiche. Perché sarà difficile per chi in un modo o nell’altro ha favorito la vittoria del candidato di Forza Italia venire, a distanza di un anno, a chiedere voti per i DS. A noi pare proprio impossibile. E se questo dovesse succedere non pensiamo che la loro indicazione di votare DS possa essere di qualche utilità ai fini di un’affermazione del partito a Caulonia. Se su questa situazione di Caulonia non ci sarà una riflessione seria, il risultato elettorale della prossima primavera rappresenterà per noi un’altra debacle come quella del 1998.

Per questi motivi il risultato delle elezioni regionali non ci sorprende.

Sorpresi, piuttosto, rimanevamo negli anni passati, perché non riuscivamo a capacitarci come, nonostante una gestione del nostro Partito che puntava alla sua disgregazione, i consensi al Medesimo potessero essere così numerosi.

Quei consensi dimostravano quanto fosse forte il nostro radicamento in mezzo alla gente. Per scompaginare un tale Partito davvero abbiamo dovuto mettercela tutta, ma alla fine ci siamo riusciti.

Per quanto riguarda il nostro comprensorio il risultato elettorale del 16 Aprile è la risultante di un’opera di smantellamento sistematico delle strutture di base; un’opera che è durata da 8 a 10 anni ed è stata perseguita testardamente e sostenuta anche teoricamente.

Le sezioni sono state immobilizzate con il preciso proposito di allontanare dalla politica più compagni possibile.

Questa nostra rappresentazione della vita del Partito può sembrare un’esagerazione, perché priva di una logica; invece, essa è corrispondente alla realtà.

Alla base di queste scelte una logica c’è; magari una logica perversa, ma c’è.

Contro i compagni di Caulonia da anni si sono fatte le manovre più vergognose. Ora, chi ha fatto queste cose può essere contento, ché l’obiettivo è stato conseguito: il Sindaco del Comune non è più un uomo dei DS (che tanto angosciava alcuni compagni dirigenti ), ma un uomo di Forza Italia.

Sembrerebbe una scelta assurda quella dei nostri compagni dirigenti.

Sarebbe stata una scelta assurda in un Partito normale dove ogni compagno getta nella discussione il peso delle sue idee, del suo lavoro, della sua storia personale, ma in un Partito dove si cerca di imporsi buttando sul piatto della bilancia la forza di ricatto proveniente dai legami personali con singoli uomini o con gruppi ristretti di compagni che operano sul territorio, la scelta non è assurda.

Se al posto della sezione c’è un gruppo ristretto di compagni con cui si sono stretti patti di reciproco sostegno, il singolo dirigente è più forte nel confronto che si svolge negli organismi dirigenti del Partito ed è più forte anche nel momento elettorale, perché il gruppo ristretto vota il Partito solo se è candidato quel compagno. In tal modo la sua candidatura diventa oggettivamente più forte di qualunque altra.

Molti compagni dirigenti si sono costruiti in questi anni un proprio progetto che prefigurava un suo personale percorso.

Intendiamo precisare nella circostanza che se singoli compagni dirigenti coltivano la legittima ambizione di svolgere importanti ruoli di rappresentanza nel Partito e nelle istituzioni, noi non troviamo nulla di riprovevole; anzi pensiamo che ciò costituisca un valore positivo, uno stimolo importante all’impegno di ognuno di noi.

Il limite, di questi compagni è stato quello di non aver capito che bisognava pensare a sé stessi in un progetto più ampio, in cui non ci fossero solo loro, ma anche gli altri compagni, la gente con i suoi bisogni, il territorio con le sue ansie e le sue prospettive di sviluppo.

I compagni, che nelle sezioni esprimevano un’ansia di rinnovamento e di crescita di un territorio venivano ostacolati in tutti i modi; diventavano, invece, punti di riferimento importanti i compagni con i quali si potevano stringere patti di reciproco sostegno da attivare nelle tornate elettorali.

Se questo non era espressione di un decadimento della cultura politica, di un inarrestabile declino di tutto un gruppo dirigente che altro era?

Era la negazione di ogni speranza di rinnovamento della società, la caduta di ogni sogno e di ogni utopia.

Chi si è messo su questa strada non poteva non capire che sarebbe venuto questo momento che oggi attraversiamo, solo che confidava che il processo degenerativo avesse tempi più lunghi.

Invece, i processi si sono accelerati ed il disastro è arrivato prima dei tempi previsti, travolgendo tutti e tutto. Si rinnova il mito dello stregone che evoca le forze del Male che poi non riesce a dominare e che si rivolgono contro di lui.

A questo punto si tratta di fare un riflessione seria ed approfondita, capace di definire un progetto politico per la città di Reggio e per tutta la Provincia e di mettersi al lavoro.

Non è facile ricominciare, ce ne rendiamo conto, anche perché la vittoria del Polo ha reso tutto maledettamente più difficile. Ma altra strada non c’è se non la rinuncia a fare politica.

Caulonia li, 28 Agosto 2000

Un gruppo di compagni di Caulonia