LA POLITICA
di
Gaetano Tarsitani


...La politica dovrebbe essere servizio, e il servizio presuppone disponibilità, umiltà, rispetto. Doti che, spesso, mancano negli “eletti”! Ma il problema non è che gli “eletti” non abbiano queste qualità, ma che gli elettori continuano a votarli…ma questa è un’altra storia, ne parleremo, forse, un’altra volta. ...

 

LA POLITICA
di
Gaetano Tarsitani

La politica dovrebbe essere servizio, e il servizio presuppone disponibilità, umiltà, rispetto. Doti che, spesso, mancano negli “eletti”! Ma il problema non è che gli “eletti” non abbiano queste qualità, ma che gli elettori continuano a votarli…ma questa è un’altra storia, ne parleremo, forse, un’altra volta.
Ora vorrei analizzare l’altra faccia della medaglia: il concetto di servizio ha la difficoltà insita nella parola stessa, in quanto evoca parole affini, quale servo, servitore, servilismo… tutte derivanti dalla comune radice latina di servus, schiavo.
E quindi passa il concetto che il servizio va ad offendere in profondità la dignità umana.
Il servizio esige abbandono, resa e una premurosa e costante attenzione degli altri, ma questo viene sentito come umiliazione e servaggio per chi si identifica con un io caparbio e dominatore.
La politica come servizio non produce danno né offesa nei confronti dell’altro ma incrementa il valore, il rispetto e l’efficienza.
La politica dovrebbe essere l’utilizzare il proprio tempo e le proprie capacità per migliorare la vita della collettività.
La politica-servizio, nel trattare le cose come se avessero un’anima, con cura, con buone maniere, produce qualità e diventa un tentativo di realizzazione di ideali e ciascuno di noi, ogni volta che qualcosa viene fatta veramente bene, sente nel cuore la giusta gratificazione.
La politica, invece, è promesse non mantenute, belle parole, pura retorica; e la retorica ha i fiori ma non mette radici in un terreno più profondo. Fiori che servono soltanto ad abbellire un pensiero superficiale, che non sorprende, non stimola, non seduce.
I politici, spesso, producono retorica vuota e si ha sempre l’impressione di averle già sentite le cose che dicono, mentre la cosa vera ci fa balzare in piedi e ci fa voltare la testa.
La politica è scambiata per un mezzo di realizzazione personale, di prestigio sociale e di acquisizione di potere.
Il prestigio sociale, che si acquista attraverso l’essere eletti, è la vanità del narcisismo. E’ il bisogno di essere ammirati, per rafforzare un’autostima vacillante. Non implica l’essere degni di ammirazione o guadagnarsela, ma semplicemente l’essere rassicurati sul valore personale dall’approvazione esterna conferita dal ruolo.
Chi è dotato di prestigio raccoglie seguaci semplicemente andando dietro a ciò che c’è nell’aria, facendo attenzione a come soffia il vento, a quando è il momento di orientare le vele o cambiare partito...
Le persone che si rapportano così alla vita, essendo interiormente vuote, sono in totale balia delle forze esterne.
I politici sono aspiranti leaders.
I leaders hanno l’anima a brandelli e la loro scarsa identità consente quel tanto di superficialità e mutevolezza che li rende particolarmente adatti alle esigenze del mercato, contro la cui flessibilità un tratto stabile del carattere potrebbe entrare facilmente in conflitto.
La loro spersonalizzazione li porta all’assoluta incapacità di trovare parole per descrivere i propri sentimenti, al di là del funzionamento impeccabile, alla sterilità emotiva, alla monotonia delle idee, ad un grave impoverimento dell’immaginazione e ad una assoluta mancanza di umanità. Sanno, infatti, di essere amati per ciò che non sono, e sanno che il non essere è il loro costitutivo appena compensato dal superadattamento alla realtà esterna, che manda in corto circuito il mondo dell’immaginario e i residui di sentimento che faticano a crescere nelle loro anime secche.
Siamo in una realtà difficile, è vero, ma non facciamo nulla per venirne fuori.
Le persone che fanno politica, appena elette, si sentono appartenenti ad una casta privilegiata, non al servizio di chi li ha eletti, ma al servizio del proprio io, frustrato e ambizioso. Non consultano i propri elettori, a cui dovrebbero rendere conto delle proprie azioni, ormai fanno parte di un livello superiore, e se prima di chiedere il voto erano gentili, salutavano con un sorriso ipocrita e funzionale, dopo, tutto cambia: ormai sono degli “eletti”! E gli eletti non hanno bisogno di chiedere consigli, o stabilire rapporti con la gente comune e quando ciò accade, sono avvolti da un’aura di arroganza che non riescono a contenere.
Nonostante ciò, nei paesi limitrofi si concretizza un’alleanza per il bene della collettività, vedi Roccella dove, da sempre, hanno avuto un rappresentante al Parlamento o al Senato, non a caso a Roccella hanno finanziamenti a fiumi. C’è, da più di vent’anni, il Festival Jazz, che ha risonanza internazionale; c’è il Porto, uno splendido Lungomare, l’Auditorium e stanno ristrutturando il Castello.
Paesi come Marina di Gioiosa Jonica, che, nonostante la difficile realtà, è uno dei paesi di maggiore efficienza amministrativa e di tante iniziative sociali e culturali di altissima qualità.
Paesi dove ancora esiste il concetto di ideologia, e gli schieramenti sono di centro destra da una parte e di centro sinistra dall’altra. E non è poco, vista la nostra realtà di liste civiche che ci accompagnerà ancora per molti anni!
Il nostro orgoglio è Tarantella Power! Non faccio commenti, né per una questione di gusti musicali, né per il fastidio fisico e il disagio personale che mi provocano i decibel elevati…(cambierò gli infissi e metterò i doppi vetri!)
L’unica proposta intelligente che ho sentito risale agli anni 95/96, quando, in una riunione che si è svolta nei locali della CGIL a Caulonia M., qualcuno ha proposto di fare una lista unica e di mettere al centro di tutto il bene della collettività.
Chiaramente non è passata, come avrebbe fatto a passare una logica del genere, in una realtà dove, per alcuni aspetti, siamo ancora nel Medio Evo!
Quando si fa politica non per servire ma per comandare, forse è il caso di citare Jung:
“Dove regna l’amore non c’è volontà di potenza; e dove la volontà di potenza è grande, manca l’amore”.
Dove ci sono validi rappresentanti della collettività esiste il progresso; dove c’è la schiera degli “eletti” si crea sudditanza, povertà culturale e miseria.
Provate ad ascoltarvi quando parlate in Consiglio Comunale, in tv, tra la gente…fate una sintesi, andate oltre il retorico, vi accorgerete che le cose che dite sono: “Io ho fatto questo, io ho fatto quello, quanto sono bravo, quanto sono bello!” Quanta vana autoglorificazione….e sul territorio cosa rimane?!
Provate ad ascoltare gli altri, tutti hanno qualcosa da insegnarci.
Provate a fare, invece di parlare.
Abbiamo un territorio bellissimo: mare, monti, colline, vallate e fiumare; un centro storico stupendo, dieci volte più bello di quello di Gerace e cento volte meno valorizzato!
Se non sapete cosa fare, andate a vedere cosa hanno fatto altri in altre realtà.
Chiedete a chi ne sa di più.
Chiedere a chi ha maggiore competenza è un atto di coraggio, non di debolezza.
“Un uomo può guardare dall’alto in basso un altro uomo solo quando lo sta aiutando a rialzarsi.” (G. G. Màrquez)
Nessuno è onnisciente e l’arroganza allontana gli altri e uccide interiormente chi l’esercita.

Caulonia li, 3 luglio 2003  

Gaetano Tarsitani