Risposta al manifesto del circolo "La Margherita"
Dott. Nicola Frammartino

"Il manifesto apparso ultimamente sui muri del paese e firmato circolo “La Margherita” è la risposta a quello di alcuni giorni prima affisso a cura di Danilo Lavorata. Esso contiene alcuni passaggi accattivanti, in cui i suoi redattori provano a mandare al paese un messaggio tranquillizzante. Questo per le prime righe..."


 

Il manifesto apparso ultimamente sui muri del paese e firmato circolo “La Margherita” è la risposta a quello di alcuni giorni prima affisso a cura di Danilo Lavorata. Esso contiene alcuni passaggi accattivanti, in cui i suoi redattori provano a mandare al paese un messaggio tranquillizzante. Questo per le prime righe.

Il lettore non fa in tempo a godersi la bella sorpresa che subito si accorge di rassicurante nel messaggio c'è ben poco.
L’equilibrio delle prime righe si spezza, il linguaggio procede terra terra; dall’eleganza dei primi accenti si passa alla grossolanità, all’insulto generico, alle allusioni, all’offesa personale. Cose già viste: si ricalca lo stile del manifesto che ha preannunciato la campagna elettorale del 2000.

Non è la prima volta che gli uomini che oggi hanno in mano il Comune usano nello stesso documento il bastone e la carota e mettono in mostra una spavalderia da vecchi padroni, non come quelli che abbiamo conosciuto noi alla fine degli anni ’40 che erano sicuramente più ruvidi, ma meno poliedrici e meno bacchettoni.

Giuste o sbagliate che fossero, le critiche avanzate da Danilo Lavorata, andavano discusse. Si è invece, percorsa la strada peggiore che si potesse seguire: si sono abbandonati ad espressioni piene di disprezzo verso Danilo Lavorata e accuse trasversali verso altri oppositori. Ormai al loro linguaggio abbiamo fatto il callo; purtroppo la storia insegna: i ceti sociali in ascesa hanno sempre schiacciato i loro oppositori.
Meno male che viviamo in un regime democratico, altrimenti ci avrebbero tenuto la testa schiacciata sotto il loro piede per tutta la vita.

Noi abbiamo sostenuto fin dal primo momento, e continuiamo a sostenerlo oggi con maggiori argomenti: all’interno dei gruppo dei vincitori del 16 aprile 2000 ci sono uomini che hanno capito i vantaggi che può arrecare loro il potere comunale e pur di trarre il dovuto profitto, alfine di accrescere il loro potere personale, passerebbero sopra tutto e sopra tutti. Tra l’altro qualche dimostrazione l’hanno data. Il meglio, se le nostre analisi sono fondate, dovrà ancora venire.

Questo gruppo di uomini dopo la vittoria del 16 aprile 2000 ha rafforzato il suo potere alimentandolo con le risorse comunali e ha già elaborato un progetto per le nuove candidature al Comune, alla Provincia, alla Regione, al Consorzio di Bonifica e, non si sa mai, al Parlamento. Per realizzarlo non possono consentire alcun incidente di percorso, non possono tollerare alcun serio ostacolo sul proprio cammino e finché possono non lo consentiranno a nessuno, adoperando le buone o le cattive maniere.

Quando giungono, come nel caso di Danilo Lavorata, critiche ed osservazioni questo gruppo s’imbestialisce e reagisce in modo irrazionale.
Potrebbe difendersi, potrebbe discutere gli argomenti sollevati dagli avversari, ma non ce la fanno: vengono presi da un raptus violento che li spinge ad aggredire e insultare.
Si arriva all’assurdo: a scrivere un manifesto in
cui viene completamente ignorato il merito delle critiche che vengono liquidate con giudizi sommari.

Avremmo capito (anche se non condiviso) se agli argomenti di chiarificazione avessero aggiunto le solite genericità; ma limitarsi a dire degli avversari solo cose cattive non serve neanche a loro stessi.

Si ha la sensazione che questa borghesia, pur se circondata da un’ampia corte di servetti, non farà molta strada.Sono uomini ricchi e potenti (lo dico sommessamente, perché mi hanno ingiunto di non dirlo più). E va bene!
Ma se fossero più intelligenti politicamente, un minimo di dialogo, visto che sono così forti, l’avrebbero consentito.

Invece no. Vanno giù a muso duro con l’intento di spezzare la schiena a chi resiste alle loro prodezze.Poiché utilizzano la vittoria elettorale da essi conseguita come argomento forte per dimostrare la giustezza delle cose che fanno, vorrei chiedere se se ne accorgono di cadere nel ridicolo quando sviluppano questi argomenti, perché essere forti e potenti non vuol dire necessariamente stare dalla parte della ragione. Anzi potrebbe (ma neanche questa è una conseguenza automatica) significare tutto il contrario.

Si fanno vanto di essere forti. Io dico di più: sono ricchi, forti e potenti. Ma poiché dall’essere forti non discende necessariamente di essere nel giusto, penso che farebbero meglio, quando ricevono delle critiche, a difendersi o contrattaccare, partendo dalle critiche che ricevono e non prescindendo da esse, illudendosi che ricordando di avere vinto le elezioni abbiano dimostrato di avere ragione.

In tutto il mondo i ceti ricchi forti e potenti vincono le elezioni, fino a quando la gente dotata di elevato senso civico non si riunisce per porre un limite alla prepotenza del Potere.
Leggendo la storia si possono indicare mille esempi di regimi forti e potenti che hanno commesso mille atrocità. Mi spiace che debba essere proprio io (esponente del partito dell’odio) a ricordare queste verità a questi campioni dell’Amore.

Per tornare alle nostre discussioni più terra terra, pensiamo che sia utile ricordare le questioni richiamate da Danilo Lavorata con il suo manifesto sperando che si trovi il tempo a rispondere:

1) sono state spese 700 milioni di vecchie lire in somme urgenze, di cui nessuno ha notato i vantaggi ricevuti dal territorio;

2) é stato redatto un progetto del lungomare (progetto che costerà al Comune una somma vicina a 400 milioni di vecchie lire), nonostante che il Comune disponesse già di un valido progetto, elaborato su incarico dalla precedente Amministrazione;

3) è stata effettuata una spartizione degli incarichi ai professionisti sulla base della vicinanza o lontananza elettorale degli stessi;

4) i ritardi accumulati nell’esecuzione delle opere del dopo alluvione sono incredibili: non sono stati ancora appaltati né i lavori del lungomare né quelli di bonifica del dissesto idrogeologico di Caulonia Centro;

5) il Consiglio Comunale e la stessa Giunta sono stati completamente esautorati;

6) in seguito all’uscita dalla Giunta di tre assessori, il gruppo di potere dominante ha fatto entrare in Giunta un consigliere della minoranza (riportando il paese ad esperienze di 40 anni fa);

7) il PPI e la Sinistra Democratica (che ad ogni occasione non mancano di far rilevare che sono forze autenticamente di Sinistra) hanno determinato la vittoria a Sindaco del candidato di Forza Italia e determinato la sconfitta del candidato DS;

8) il dott. Tucci è stato, per due anni, contemporaneamente capo-gruppo di centro-sinistra alla Provincia e capo-gruppo a Caulonia di una maggioranza con un Sindaco di centro-destra.

9) Il consigliere Tucci si è tanto vantato della manifestazione Tarantella Power, tacendo su una circostanza: l’idea è stata della precedente Amministrazione che ha pure organizzato la prima edizione nel 1999.

10) il consigliere Tucci in una trasmissione televisiva ha dichiarato che non è stata la Giunta di cui lui era componente, ma quella precedente, a raddoppiare le indennità di carica del Sindaco e degli assessori.

Questo ha scritto Danilo Lavorata. Non aveva forse il diritto di farlo? Aveva scritto delle bugie? Io credo di no, ma se così fosse, perché non contestarle, una per una, così come lui le ha indicate? E’ più morale, è più corretto, è più da “politicanti non cinici” non rispondere alle questioni poste, una per una, ma liquidarle tutte con qualche insulto? Secondo la mia opinione sarebbe stato più corretto, invece, entrare in una discussione di merito.

Anche gli uomini potenti, quando si schierano in politica, hanno il dovere di rispondere pacatamente alle critiche che vengono loro indirizzate anche dalle persone più semplici, anche da quelle che dovessero risultare le meno informate, perché non si deve badare da chi vengono le critiche, ma alla loro fondatezza. No! non è un esempio positivo quello dato dagli uomini del circolo “La Margherita”.

Se gli uomini del circolo della Margherita dovessero ritenere utile rispondere alle questioni poste da Danilo Lavorata dovrebbero avere la pazienza di fare alcuni chiarimenti:

- Perché nella vicenda di Palazzo Lo Faro è stato fatto tutto in gran segreto?

- Perché stato scelto quel Palazzo e non un altro?

- Chi ha fatto quella scelta?

- Non si è considerata la circostanza che circolo “culturale” G. Salvemini e il gruppo più ristretto che domina il   Comune sono sostanzialmente la stessa cosa?

E’ una provocazione rivolgere queste domande agli amministratori?

P.S. Perché è stato fatto passare inutilmente tanto tempo senza approvare il Piano di Commercio, che è stato approvato dal Commissario ad acta, invece che dall’Amministrazione ordinaria ?

 

Caulonia li,  6  Marzo 2003

Nicola Frammartino
capo-gruppo de “I Progressisti aderenti ai DS”