RIFLESSIONI IMPOLITICHE
Frammartino Nicola

RIFLESSIONI IMPOLITICHE
(testo riveduto e corretto)

Sono passati tre mesi dalle elezioni amministrative di Caulonia ed è giunto il momento di riprendere il dialogo con i lettori di questo sito, interrotto da molto tempo ormai.
La situazione politica nel nostro paese non è più quella di prima del 3-4 aprile 2005: la vittoria della lista “Alternativa per Caulonia” l’ha sconvolta profondamente.
E’ naturale, quindi, che in una situazione profondamente modificata, cambino anche i problemi da porre al centro della nostra riflessione politica.
Per i primi due anni d'opposizione, cioè a partire dal 16 aprile 2000, con i miei scritti ho cercato di far conoscere le posizioni del gruppo consigliare “Caulonia 2000” e del corrispondente “Comitato Cittadino Caulonia 2000”.
Nel 2002 si sono sciolti sia il gruppo consigliare che il “Comitato”. Da allora i miei scritti hanno rispecchiato la linea politica dei “Progressisti”.
Dopo la crisi della prima Amministrazione Lia, avvenuta alla fine del 2002, la situazione in Consiglio Comunale è cambiata: la vecchia opposizione ha perduto un consigliere, Cosimo Sangregorio, nominato assessore; la maggioranza ha perduto tre assessori, Campisi, Gangemi e Ienco. Due di essi, Campisi e Ienco, sono passati all’opposizione. In seguito a questi spostamenti l’opposizione è risultata così composta: Basile, Campisi, Commisso, Frammartino, Ienco, Riccio e Scicchitano. Gangemi, che a suo tempo era stato nominato un assessore esterno, non essendo consigliere, è passato anche lui all’opposizione la quale, quindi, si è rafforzata numericamente, ma sul terreno dell’iniziativa politica, invece, si è indebolita vistosamente. E’ apparsa quasi inesistente.
Ha pesato su questa caduta l’incapacità dei consiglieri della vecchia e della nuova opposizione di raccordarsi tra loro. Sono riusciti solo ad intralciarsi reciprocamente. E’ diventato, in tal modo, obiettivamente difficile rappresentare la situazione all’opinione pubblica da uno come me che non guardava i fatti con occhio distaccato, ma che era parte della vicenda politica.
La situazione, già difficile e complessa, è divenuta ancora più complicata verso gli inizi del mese di giugno 2004, allorché sono venuti a maturazione i frutti dell’intenso ed intelligente lavoro politico svolto negli anni precedenti, in massima parte dai “Progressisti”: le riunioni dell’aggregazione erano sempre più affollate.
La crescita, naturalmente, ha determinato nuovi problemi, nuovi conflitti e contraddizioni. E’ sorprendente pensando ora a quei momenti convulsi come solo in pochi si rendessero conto che la situazione stava diventando, giorno dopo giorno, più ingestibile e che ci voleva molta prudenza e molta saggezza per tenere tutto in equilibrio. Invece, nei momenti decisivi sono state proprio queste virtù a venire meno e a fare capolino con prepotenza i vecchi vizi della politica cauloniese: la costituzione di gruppi e gruppetti che avevano una sola logica determinare supremazie, piegare gli alleati ai propri disegni: una lotta esasperata tra uomini, correnti, fazioni.
Questa svolta, negativa direi, manifestatasi a partire dalla fine del mese di maggio del 2004, è stata molto dannosa per l’associazione, perché ha impedito che alla crescita numerica dell’associazione corrispondesse un più matura elaborazione politico-programatica.
In politica i numeri sono importanti, nessuno lo nega, perché senza i numeri non si fa nulla, ma non sono tutto: con i numeri si vincono le elezioni, ma solo con essi non si governa una comunità.
In quella fase, non l’egemonia, che è un’altra cosa, come ci ha insegnato Antoni Gramsci, ma la forza dei gruppi di pressione ha spostato la direzione dell’associazione da chi l’aveva fondata e costruita e allargata, fondendo le diverse esperienze a uomini che sono entrati negli ultimi mesi e negli ultimi giorni che hanno solo pensato più di quanto fosse opportuno ad aggregarsi tra di loro piuttosto che ad unificare il tutto. La cosa è subito diventata evidente a tutti, ma era difficile da contrastare, perché la cultura politica della vecchia Caulonia presente poco assai quasi in ognuno di noi, ha preso il sopravvento. C’era nell’associazione chi mentre voleva valorizzare il contributo dei nuovi venuti, tentava di creare un equilibrio tra le diverse componenti, di unificare le diverse esperienze, di fondere i diversi progetti di cui ognuno di noi era portatore, di creare un’armonia tra chi si era avvicinato all’associazione prima e chi dopo, tra chi era passato dall’esperienza di “Rinascimento Cauloniese”, poi criticandola fortemente con grande coerenza e chi, con estrema acutezza, aveva visto prima di tutti, cosa fosse “Rinascimento Cauloniese” e non si era fatto incantare, ma vi si era posto all’opposizione, tra chi proveniva da un certo filone culturale e chi da uno completamente opposto.
Un lavoro essenziale, di cui alcuni avevano intravisto il valore, che però non è stato svolto. Era difficile compierlo, anche perché, purtroppo, c’era chi non aveva l’ansia di tenere tutto unito, non pensava al governo di tutta l’associazione, ma solo ritagliarsi qualche spazio per sé. Non tutti hanno fatto così, ma non tutti hanno rifiutato questi schemi politici. Lo si è fatto per inesperienza e ingenuità, ma lo si è fatto. Ed era proprio il contrario di quello che si richiedeva in quel momento. Si è creato, per colpa di nessuno in particolare, ovviamente, ma per colpa di tutti, un clima non propriamente amichevole, che ha reso impossibile qualunque seria riflessione politica.
Le esigenze unitarie che dovevano avere la precedenza su ogni altra preoccupazione hanno ceduto il passo ad egoismi, faziosità, logiche piccine piccine. E’ ricomparsa la vecchia politica, quella dei tempi in cui nelle segreterie dei partiti ci si “scannava” solo per il gusto di “scannarsi”.
Per queste ragioni, l’associazione, che in quella fase sembrava avesse raggiunto la massima espansione, è precipitata nella massima confusione ed ambiguità.
Era naturale che nuovi arrivi creassero nuovi problemi. Ce li aspettavamo, noi per primi, noi che abbiamo sollecitato questo afflusso, che siamo andati casa per casa ad invitarli, i nuovo venuti, a partecipare alle nostre riunioni. Sapevamo che era un rischio, un rischio calcolato che, se nell’immediato ci ha fatto soffrire, poi ci ha fatto vincere le elezioni.
Non c’era altra strada per vincere le elezioni e l’abbiamo percorsa fino in fondo, assorbendo, noi “Progressisiti”, le amarezza che era necessario sorbire per conservare l’unità.
E continuiamo a pensare, anche oggi, che abbiamo fatto bene, perché con il trascorrere del tempo le parti caduche di questa operazione di valore storico per Caulonia cadranno come le foglie in autunno e gli aspetti più validi rimarranno vitali per decenni.
Noi “Progressisti” abbiamo sempre pensato che il lavoro, la passione, la competenza, il credito che si riscuote nell’opinione pubblica, il disinteresse personale, lo spirito di sacrificio fossero i criteri in base ai quali selezionare una classe dirigente. Invece, ci siamo trovati improvvisamente in una situazione in cui questi valori non venivano apprezzati, anzi sembrava che alcuni fra noi, senza che si rendessero assolutamente conto di quello che facevano, quindi in perfetta buonafede, stessero capovolgendo questa scala di valori.
Una situazione difficile che molti di noi non si aspettavano. Io per primo, tanto è vero che non sono riuscito a trovare una sintesi tra le diverse posizioni esistenti dentro l’associazione, alcune veramente strampalate ed illogiche, e ad esporle sul sito. Per questo motivo e ho rinunciato a compiere il lavoro di informazione e di commento svolto nei 4 anni e mezzo precedenti.
L’intensità, la forza e la chiarezza dei miei contributi apparsi sul sito, in polemica con la precedente Amministrazione Comunale, sono state la misura dell’intensità, della forza e della chiarezza dell’opposizione alle Giunte Lia. Quando l’opposizione aveva una linea politica chiara e lineare (e questo è avvenuto nei primi due anni e mezzo), nei comunicati e nei documenti che pubblicavo sul sito si coglieva questa chiarezza e questa linearità. Quando, invece, esse sono venute meno, poiché i miei scritti perdevano in forza, efficacia ed incisività, non ho scritto più nulla o quasi.
Mi è dispiaciuto tanto lasciare i lettori privi di notizie, anche perché nessun altro ha pensato a fare quello che io non facevo più, un lavoro duro, assolutamente gratuito e volontario, volto ad informare e commentare. Nessuno ha voluto sacrificare nulla, fino a questo momento. Sono sicuro però che qualcuno dei bardi della democrazia di Caulonia prima o dopo qualcosa farà per svolgere questo servizio che molti nostri concittadini gradiscono.
Dicevo, a partire dall’inizio dell’estate del 2004 nella nostra associazione sono sorti i primi contrasti che sono diventati più acuti e più aspri mano a mano che passavano i giorni. In alcuni momenti sono sfociati in vere e proprie liti e la confusione non poteva essere maggiore; il marasma era indescrivibile: più di una volta, ci siamo lasciati con la convinzione che non ci saremmo rivisti per fare la lista insieme. Proprio in quei giorni alcune componenti dell’associazione hanno indetto delle riunioni alle quali gli unici a non essere stati invitati siamo stati noi “Progressisti”: si era concretamente incominciato a pensare alla costruzione di una lista che avrebbe dovuto escludere solo “Progressisti” e anche, per propria autonoma decisione, Rifondazione Comunista, che non ha mai aderito all’idea di una lista senza i “Progresssisti”.
Se pensiamo che abbiamo vinto le elezioni solo per 66 voti di differenza e che se soltanto 34 elettori, che hanno votato per la lista vincente, avessero votato per l’altra lista, avremmo perso, ci rendiamo conto quale sarebbe stato il risultato se in quel momento ci fossimo divisi e si fossero presentate due liste, una di centro-destra e una di sinistra, al posto dell’unica lista che poi saggiamente abbiamo presentato.
Abbiamo vinto la prima sfida: quella elettorale.
Ora dobbiamo vincere la seconda: il buon governo del paese.
E’ una sfida, difficilissima questa, che vinceremo. Pericoli ce ne sono sempre. In questa fase i peggiori sono il pressappochismo, la superficialità, il dilettantismo. Li batteremo tutti assieme come abbiamo battuto quelli che si sono presentati nella fase precedente.
Naturalmente le battaglie non si vincono lasciando andare le cose per conto loro.
Le battaglie si vincono combattendo. E noi combatteremo, perché dobbiamo realizzare la seconda fase del progetto. La prima fase è stata la svolta. La seconda dev’essere il buon governo.
Ora noi dobbiamo superare gli equivoci e i limiti della nostra aggregazione. Dobbiamo agire muovendoci su due piani paralleli: quello del buon governo del paese e quello della riflessione politica sul paese. Questa discussione non dobbiamo farla, al chiuso fra noi; dobbiamo, invece, far partecipare tutti quei settori di opinione pubblica che si mostrano interessati.
Per questo motivo nei prossimi mesi darò ai miei contributi la più ampia diffusione, partendo dalla illustrazione del complesso lavoro e delicato svolto dagli uomini della lista “Alternativa per Caulonia”, lavoro che ha prodotto quella svolta nella politica amministrativa del paese, richiesta da moltissima gente.
E’ una storia bellissima da raccontare. E’ stata una storia appassionante e fortemente coinvolgente, che merita di essere conosciuta dai nostri cittadini. I contrasti che ci sono stati, e che permangono tutt’ora in tutta la loro potenza costruttiva, anche più di prima, ma essi non possono scoraggiarci a rendere pubblici tutti gli aspetti, anche i più riposti, di quella vicenda che fa parte della storia del nostro paese.
Nessuno di noi deve avere timore di nulla, perché nessuno di noi ha fatto cose di cui deve vergognarsi. Ognuno dal suo punto di vista ha fatto il meglio che poteva fare, ha dato il meglio che poteva dare. Chi aveva molto ha dato molto; chi aveva poco ha dato poco, ma ognuno di noi ha dato qualcosa. Questo è certo.
Non si tratta oggi di stabilire chi è buono e chi è cattivo, ma di costruire una linea politica adeguata alla complessità della fase difficilissima che sta attraversando il paese. Questa costruzione avverrà nel vivo di uno scontro politico. Uno scontro che si svolgerà, questa volta, al cospetto di tutta l’opinione pubblica.
Viviamo in un regime democratico e la capacità di esporre e difendere le proprie idee è, fortunatamente, largamente diffusa.
Per cui potrebbe venire fuori una bellissima e civilissima sfida.
La gente ha diritto di sapere e noi il dovere di informarla in tempi reali, con lo stesso ritmo con cui si svolge la lotta per definire la più adeguata linea politica di governo del paese.
Il dovere d’informazione grava su tutti i politici in generale, ma su di noi più degli altri, perché abbiamo detto che:
VOGLIAMO AMMINISTRARE PER LA GENTE E CON LA GENTE.
Se la gente non venisse nemmeno informata, e finora, purtroppo, non l’abbiamo potuto fare, come poteremmo amministrare il Comune con la gente? Non potremmo.
Sbaglierebbe, e non potrei ascoltare i suoi consigli, chi tra miei amici si scandalizzasse del questo linguaggio, che è il linguaggio della verità, e mi sollecitasse a rispettare il detto, citato mille volte, quasi sempre a sproposito: “I panni sporchi si lavano in famiglia”.
Un detto bacchettone, in verità.
Comunque, in questo caso, lo trovo non pertinente, perché noi non siamo una famiglia, ma componenti della classe dirigente di un paese che, se vuole fare politica con serietà, deve rispettarne le sue regole, che prevedono incontri e scontri, unità e divisioni, aggregazioni e scomposizioni e, sempre, la chiarezza.
E poi, perché non dirlo: quasi sempre i “panni sporchi” sono la vera politica, ché il resto per lo più non è che retorica.
Le ho sostenute, queste tesi, in questi anni, facendo del linguaggio della verità una questione di principio, nel confronto con gli avversari. Non mostrerei di non possedere nemmeno il minimo di onestà intellettuale se, per spirito di fazione, mi rimangiassi tutto quello che ho detto e scritto?
Non lo farò: né oggi in questo scritto, né nei prossimi anni.

LEALTÀ VERSO L’AMMINISTRAZIONE, FINO IN FONDO. MA ANCHE LEALTÀ VERSO IL PAESE, FINO IN FONDO.
Abbiamo vinto le elezioni.
Le abbiamo vinte, nonostante che i cittadini di Caulonia avessero percepito, già prima della formazione della lista, le contraddizioni presenti all’interno dell’aggregazione “Alternativa per Caulonia”.
Figurarsi se non l’avevano capito!
Pensare il contrario significherebbe avere poca considerazione dell’intelligenza dei nostri concittadini. Invece, proprio perché abbiamo vinto le elezioni in una situazione così tormentata, abbiamo il dovere di fornire all’opinione pubblica informazioni più dettagliate possibili sulla meravigliosa discussione in corso tra noi, chiarendone i termini essenziali, affinché i cittadini che lo desiderino, possano in qualche modo influire sui suoi esiti.
Abbiamo vinto le elezioni, perché nella lista “Alternativa per Caulonia” gli elettori hanno visto prevalere gli elementi di novità; vi hanno colto un messaggio di speranza, vi hanno intravisto una possibilità di cambiamento.
Nella lista concorrente, invece, i cittadini hanno visto la riproposizione di un gruppo compatto, monolitico, con una presa molto forte sulla società di Caulonia, con alle spalle un’esperienza di governo locale esclusiva, elitaria, immobile.
E’ stato detto, ed io l’ho condivido: non ha vinto un candidato a Sindaco contro un altro.
Ha vinto la paura verso dell’immobilismo rappresentato dalla lista “Caulonia Unita”.
Tra due prospettive: immobilismo e cambiamento, il paese ha scelto il cambiamento e quest’ultimo ha identificato con la lista “Alternativa per Caulonia”.
In una situazione normale il nostro movimento non avrebbe mai potuto vincere le elezioni: sia per le nostre divisioni, sia per altre contraddizioni. Dico di più: non avrebbe potuto nemmeno presentarsi alle elezioni.
C’erano nella stessa lista accanto ad uomini di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell’UDC, uomini della sinistra, dai “Progressisti” a Rifondazione Comunista.
“Come è stata possibile una simile operazione?” Si sono chiesti in molti e continuano a chiederselo.
Trovare la risposta non è difficile: si trattava di scegliere tra due possibilità: rassegnarsi a farsi governare da quel gruppo monolitico di cui ho detto nei righi precedenti o tentare una nuova via, uscire in campo aperto.
Il paese ha scelto la seconda strada.
Il problema non è, quindi, di piagnucolare o far finta di piagnucolare, perché è stata formata una lista trasversale, ma di capire, piuttosto, perché il paese abbia votato per una lista che era l’espressione del massimo di trasversalità.
Intendiamoci bene: non che l’altra lista avesse una sua fisionomia di destra o di sinistra, come, secondo un vecchio costume, si tenta di far credere: in quella lista oltre al candidato, sostenuto in prima persona dal Sindaco uscente, c’erano almeno altri 3 candidati di centro-destra. Che poi, il gruppo consigliare espressione di quella lista si denomini, nonostante i voti del centro-destra, “Uniti per l’Ulivo” è un problemi in più della politica di questo paese.
Ma la lista “Alternativa per Caulonia” aveva un carattere cui finora nessuno ha dato il dovuto risalto e che costituisce uno degli aspetti più salienti di questa campagna elettorale: ha portato nell’area di governo una forza politica che ne era stata sempre esclusa per ben 5 decenni; ha esteso, ha ampliato la base sociale del potere locale. E’ un fatto negativo? Noi rivendichiamo tutta la sua positività.
Finora c’erano a Caulonia degli uomini, delle forze politiche che erano state tenute lontane dall’area di governo per motivi ideologici, per i quali valeva una sorta di conventio ad escludendum, simile a quella posta verso il PCI, fin quando è esistito, a livello nazionale.
Il 3-4 aprile la conventio ad escludendum è stata cassata.
Altro che andare a vedere chi ha perso e chi ha vinto in mezzo a noi!
(Continua)

Caulonia li,  luglio 2005


Frammartino Nicola